Lo stesso argomento in dettaglio: Stadi della nazionale di calcio dell’Italia. Lo stesso argomento in dettaglio: Grifone (araldica). Simbolo per antonomasia del Perugia è il grifone – da cui il soprannome di «grifoni» assegnato ai suoi calciatori -, una figura araldica storicamente legata alla città perugina, dove compare nello stemma comunale ed è altresì oggetto di statue e incisioni su numerosi edifici e monumenti del capoluogo umbro. La nuova Associazione Sportiva Dilettantistica Perugia Calcio che s’iscrisse alla Serie D riportò sulle maglie da gioco il solo grifone rampante, libero da stemmi (nonostante la nuova proprietà avesse riacquistato il vecchio stemma dell’A.C. Nel complesso la superficie protetta è molto esigua, giungendo solo a circa il 2,8%, ma in realtà il territorio effettivamente protetto (quello rientrante nelle riserve naturali, di proprietà e gestione pubblica) occupa poco più dello 0,5%. Al momento in Belgio si contano 97 riserve naturali e 3 riserve forestali statali, mentre vi sono 263 «riserve naturali autorizzate», di proprietà e gestione privata, che possono usufruire di sussidi statali. L’animale continuò a comparire «libero» sul petto delle maglie biancorosse fino al 1996, quando in occasione della prima promozione in Serie A della gestione Gaucci, si decise di dotare il club di un nuovo stemma: stavolta lo storico grifone risultava abbastanza sacrificato all’interno di un piccolo scudetto dai lati obliqui, recante in alto l’anno di fondazione 1905; il tutto era contornato dalla particolare dicitura PERUGIA FOOTBALL CLUB (nonostante il club perugino non avesse cambiato denominazione societaria), inscritta a sua volta dentro una bordatura bianca a tre punte.
Durante la stagione il club ha inoltre partecipato per la 7ª volta alla Coppa Italia Serie C, competizione dalla quale è stato subito eliminato avendo totalizzato solo 3 punti – 3 pareggi e una sconfitta – sui 12 disponibili nel girone iniziale. Non va inoltre dimenticato quanto avvenne nell’annata 1998-1999, quando una «problematica» caratteristica cromatica dei tre completi da gioco perugini, recanti tutti pantaloncini bianchi, portò – a stagione in corso, e per l’unica volta nella storia della squadra – alla realizzazione di un’ulteriore quarta divisa: questa si presentava di fatto come un completo nero, con inserti a righe orizzontali rosse e bianche lungo la maglietta, e riproposti poi anche su pantaloncini e calzettoni. Da sinistra: Giovanni Pagliari con la divisa della stagione 1985-1986, tra le prime ad essere disegnate secondo le mode dell’epoca – un redesign che aveva coinvolto anche lo stemma -, e Pasquale Domenico Rocco con la prima maglia firmata Galex, dieci anni dopo, che mostra un generale ritorno alla tradizione. Il nuovo fallimento anche del Perugia Calcio nel 2010 portò al prematuro abbandono del recente stemma.
La campagna prosegue nella primavera e nell’estate del 2010; in quei mesi il Giornale si occupa diffusamente degli affari della famiglia di Elisabetta Tulliani, compagna del Presidente della Camera; in particolare, il quotidiano dedica molto spazio alla vicenda di un appartamento a Monte Carlo, che, lasciato in eredità da una contessa al partito politico Alleanza Nazionale, risulterebbe abitato, nel 2010, da Gianfranco Tulliani, cognato di Fini, il quale lo avrebbe preso in affitto da una società offshore con sede nell’isola caraibica di Saint Lucia. All’inizio degli anni 30 debuttò un primo stemma identificativo del club, che diventerà la base di partenza per i modelli successivi: uno scudetto rosso, con al suo interno un grifone in posizione rampante. Per meglio farlo risaltare sulle maglie, lo stemma rosso viene contornato da una bordatura nera o bianca, a seconda della divisa utilizzata. Da notare come, nello specifico degli anni 90, siano state ciclicamente proposte alcune sperimentazioni cromatiche anche per la seconda casacca perugina, che in alcune stagioni ha visto il classico bianco soppiantato da tinte come il blu o il grigio. Sino alla fine degli anni 80 la canonica terza uniforme perugina si limitò a un totale completo blu che, per quanto concerneva il template di base, riprendeva in toto lo schema delle altre divise stagionali, il più delle volte con colletto e bordini in bianco; l’annata 1984-1985 fu una delle poche in cui si segnalarono delle eccezioni, con la novità del colore rosso su alcuni dettagli.
1998-1999 dove però si limitò a fare da contorno, in quanto il colore preminente sul terzo completo perugino risultò il bianco. In questo caso, il colore maggiormente utilizzato per maglia, pantaloncini e calzettoni è stato il blu, in tutte le sue più varie gradazioni, ma non sono mancati ricorsi a tonalità come il giallo o il nero. Società Sportiva Libertas che nacque dalla scissione vestiva proprio tale completo, ovvero maglia bianconera, pantaloncini neri o bianchi, e calzettoni anch’essi neri. La creazione di un tale completo – il cui utilizzo in campo era all’epoca ancora molto raro e limitato – si rese necessario nell’eventualità di trasferte contro altre formazioni biancorosse, dato che in tali circostanze il club perugino aveva fin lì utilizzato, sia per la prima che per la seconda casacca, pressoché i suoi stessi colori sociali, ovvero il bianco e il rosso. Cosenza Calcio S.p.A. non viene iscritta al campionato di Serie D. Il Rende assume la denominazione di Fortitudo Cosenza e cambia i propri colori sociali in rosso e blu. Nella stessa annata debuttò un particolare vezzo grafico: sulle maglie di riserva, i colori dello stemma incominciarono a essere «adattati» a quelli utilizzati sulle diverse maglie.
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